F.A.Q.

Di cosa si occupano l’educatore e il pedagogista?

Gli ambiti d’intervento del Pedagogista sono regolamentati dai commi 594 – 595 dell’articolo 1 della Legge 205/2017 e dal comma 517 della Legge 145/2018, precisa che l’educatore professionale socio-pedagogico e il pedagogista operano nei servizi e nei presidi socio-educativi e socio-assistenziali, nei confronti di persone di ogni età, prioritariamente nei seguenti ambiti: educativo e formativo; scolastico; socio-assistenziale, limitatamente agli aspetti socioeducativi; della genitorialità e della famiglia.

Che titolo di studio ha il pedagogista?

Il Pedagogista abilitato all’esercizio della professione deve essere in possesso di uno dei seguenti titoli di studio:
• Laurea vecchio ordinamento quadriennale ( DM39/1998) in Pedagogia o in Scienze dell’Educazione;
• Laurea Specialistica LS65 in Educatori Professionali
• Laurea Magistrale in una delle seguenti classi: LM-50 Programmazione e gestione dei servizi educativi, LM-57 Scienze dell’educazione degli adulti e della formazione continua, LM-85 Scienze pedagogiche, LM-93 Teorie e metodologie dell’e-learning e della media education.

L’ABA è solo per i bambini con Disturbi dello spettro autistico?

Molte buone pratiche genitoriali hanno forti radici in ABA. (Avete mai premiato e lodato il vostro bambino per aver usato il vasino?). Senza che ce ne accorgiamo utilizziamo l’analisi del comportamento nella vita quotidiano come quando vogliamo smettere di fumare o fare una dieta.
L’aba è solo corrompere le persone con cibo e giocattoli?
Molto spesso con i bambini il rinforzo sociale (sei stato bravo! Complimenti! Super!) Non ha valore, ma deve essere un obiettivo di lavoro; pertanto l’utilizzo del gioco o del rinforzo consumabile è solo un mezzo per rendere significativo il rinforzo sociale.

Quando rivolgersi a un professionista dell’educazione?

Innanzitutto è importante definire, cercare e riconoscere i Bisogni Educativi Speciali; ciò non significa «fabbricare» individui diversi per poi emarginarli o discriminarli, bensì rendersi conto delle varie difficoltà, grandi e piccole, per sapervi rispondere in modo adeguato, ed eliminare fenomeni di micro esclusione che ogni giorno colpiscono ogni individuo, da quello con disabilità a quello straniero

Chi è la logopedista?

Il logopedista è il professionista laureato in Logopedia che si occupa della valutazione e presa in carico di pazienti in età evolutiva, adulta o geriatrica con problematiche in ambito linguistico-comunicativo, vocale, dell’apprendimento e della deglutizione. Le problematiche possono essere di natura specifica oppure inserite in quadri patologici congeniti o acquisiti.

Come lavora il logopedista?

Il lavoro del logopedista si articola in diverse fasi:
1) Anamnesi: questo è il primo passo e prevede di raccogliere i dati del paziente, la sua storia e quella della sua famiglia. Il tutto serve per capire se c’è familiarità per la difficoltà in questione o meno.
Ad esempio conoscere l’età d’esordio linguistico di genitori o fratelli, ma anche di zii e cugini, è di fondamentale importanza.
2) Test e/od osservazione caratterizzano il secondo step e sono necessari per andare a indagare natura e caratteristiche della difficoltà in oggetto. In caso di bimbi molto piccoli questo step prevede sessioni di “semplice” gioco da cui il professionista ricaverà importanti informazioni.
3) Bilancio: al termine della valutazione si effettua una relazione per i genitori nel quale viene fatta una sintesi dei risultati ottenuti e in caso di necessità di trattamento si definiscono degli obiettivi a breve, medio e lungo termine.
4) Presa in carico: se dalla fase valutativa emergono disturbi o difficoltà richiedenti un intervento si parte con la presa in carico diretta del bambino/ragazzo. Questa fase è molto varia e articolata a seconda della tipologia di difficoltà emersa e dell’età del bambino. Nella maggior parte dei casi la terapia logopedica si basa sul gioco e sulla relazione emotiva attraverso la quale si aggancia il bambino per favorire il trattamento di ambiti difficili per lo stesso.
5) Test di controllo: periodicamente viene effettuata un breve valutazione per capire quali obiettivi sono stati raggiunti. In caso di conseguimento di tutti gli obiettivi prefissati, si concorda con i genitori per la dimissione.

Qual è la differenza tra psichiatra, psicologo e psicoterapeuta?

Lo psichiatra è un medico, una persona laureata in Medicina con Specializzazione in Psichiatria. Lo psicologo è una persona laureata in Psicologia. Lo psicoterapeuta è una persona laureata in Psicologia con Specializzazione quadriennale in Psicoterapia. Solamente Io psichiatra, in quanto medico, può prescrivere farmaci.

Dallo psicologo vanno solo “i matti”?

Purtroppo questa idea è ancora diffusa tra le persone e, per molti, è quasi un tabù parlare della propria intenzione d’iniziare un percorso psicologico. In realtà chiunque stia attraversando un momento di sofferenza e difficoltà si può rivolgere a uno psicologo: chi attraversa un momento di difficoltà, un lutto, una separazione, una eccessiva fatica nel gestire determinate situazioni, chi non si riconosce più. Sarà poi lo psicologo a indirizzare ogni persona verso la giusta via da percorrere.

Ma le persone cosa dicono quando vanno da uno psicologo? Ho paura di sbagliare…

Lo psicologo è lì per ascoltare, in assenza di giudizio, tutto ciò che le persone raccontano. Accoglie pensieri, racconti ed emozioni, dando valore al vissuto di ognuno. Molto spesso anche i silenzi hanno il loro significato e sarà compito dello psicologo aiutare i propri pazienti a raggiungere una maggiore consapevolezza di se.

E’ vero che lo psicologo “legge nel pensiero”? Questo aspetto mi frena un po’…

Lo psicologo è abituato a “leggere tra le righe” dei racconti delle persone; osserva il comportamento non verbale e, durante i colloqui, tende a “sentire con” il paziente. Per questo motivo, a volte, si ha la sensazione che legga nel pensiero.